CHIESA MATRICE

Santa Maria delle Grazie

 

Cenni storici

Fin dalle origini comunali, l’unica parrocchia esistente  nel centro abitato, era stata la piccola chiesa dello Spirito Santo, una cappella attigua al palazzo baronale dei Trigona e su cui la nobile famiglia piazzese esercitava il diritto di Patronato. Nei primi anni dell’Ottocento vennero edificate altre due cappelle: una dedicata al SS. Crocifisso ed una a San Marco, ma anche queste risultavano troppo anguste per accogliere una popolazione che conosceva un forte incremento demografico proprio nei primi decenni del XIX secolo. Per tale ragione, un gruppo di cittadini, si fece promotore dell’edificazione di un nuovo e più ampio edificio di culto. Nel 1836 fu raggiunto un accordo tra una Deputazione e il marchese Ottavio Concetto Trigona e Beneventano sancito dal seguente atto notarile:

Regno Delle Due Sicilie

Il giorno Ventuno Gennaio Mille Ottocento Trentasei.

Regnando Ferdinando Secondo per la grazia di Dio Regnante del Regno delle Due Sicilie… Davanti a me Antonino De Poma del fu Signor Pietro, Regio pubblico Notaro, residente in questo comune di Santo Cono, circondario di Mirabella, Distretto di Caltagirone, Valle di Catania, alla presenza dell’infrascriventi testimoni. E’ personalmente comparso l’Illustre Cavalier del Sagro Ordine Gerosolimitano Don Ottavio Concetto Trigona, e Beneventano, Marchese della Floresta, figlio dell’Estinto Signor don Luigi proprietario e dimorante nel Capodistretto della Comune di Piazza, ed oggi in questo comune di Santo Cono ritrovatosi, a me notaro e testimoni noto.

  

Il quale in virtù del presente atto ha esposto lo che siegue. Come in questa Comune di Santo Cono esistendo l’unica Madrice Chiesa piccola di estenzione a segno chè l’abbitanti tutti di questa comune nell’ascoltare le Sante Messe, nonché le prediche, e Sacri Ceremoni, non possono intervenirvi, per non essere sufficiente la capienza della medesima, e quindi arreca un danno spirituale….

Volendo dunque il prelodato Signor Marchese, Padrone di questo Stato e Terra provvedere in parte a tali inconvenienti, mosso parimente dallo spirito di vero Cattolico Cristiano ha determinato di ergersi una nuova Madrice Chiesa… Divenuto come diviene a concedere un tenimento di terra sito in questo comune, quell’istesso posseduto a gabella dal predecessore gabelloto Liborio Bendici…

Per cui oggi il di sopra riferito Signor Marchese Padrone, gratuitamente ha conceduto e concede al Reverendo Parroco Don Liborio Milazzo figlio del fu Antonino, Don Giacomo Morales, civile del fu Don Luigi, Mastro Cono Drago fabromurario del fu Michele, Nicolò Di Martino agricolo figlio di Giuseppe, e Biagio Vitello contadino del fu Filippo, solidalmente li quali intervengono al presente atto, quali Deputati eletti pella costruzione della nuova Madrice Chiesa, domiciliati in questo Comune di Santo Cono, a me Notaro, e testimoni pure noti, e che accettano un tenimento di terra seminativa, sita in questo comune, vicino lo beveratoio grande, limitrofa il Ferriante Grande… che coll’attività, zelo, ed industria dalli suddetti Deputati venisse suddetto tenimento di terra coltivato in ogni anno e seminato da tutto il popolo, e del prodotto che se ne ricaverà servir dovrà per conto delle spese da farsi per detta nuova costruzione…

E tutto ciò fatto, letto, e pubblicato da me notaro a chiara, ed intelligibile voce in questo comune di Santo Cono, e nel palazzo di detto Illustre Signor Marchese, e precisamente in una camera avanti lume, a mezzogiorno alla presenza di Mastro Filippo Balbo barbitonzore, figlio di Giuseppe, e don Antonio Puzzo civile del fu Don Vincenzo, ambidue domiciliati in questo comune di Santo Cono…

E ancora, con un successivo atto, redatto davanti al notaio De Poma, il 30 marzo 1836, tutti i cittadini si impegnavano a corrispondere in cinque anni 320 onze, destinate all’edificazione della nuova Chiesa Madre, che ognuno avrebbe corrisposto con  pagamenti  rateali da versare a gennaio, maggio e settembre di ogni anno.

Il progetto venne affidato all’architetto Giovanni Lo Piano da Caltanissetta e i lavori ebbero inizio nel 1838 grazie anche ad un contributo di 1000 ducati concessi dal Sovrano. La costruzione , però, fu interrotta dopo qualche anno per mancanza di fondi e nel centro del paese, per oltre un decennio rimase questa grande costruzione innalzata per oltre la metà delle sue mura, ma esposta alle intemperie.

Nel 1856, una nuova Deputazione, guidata anche dal cappellano sacramentale, don Filippo Giusto e dal parroco don Liborio Milazzo, con un atto stipulato davanti al notaio Gesualdo Clementi da San Michele di Ganzaria, s’impegnavano ad ultimare “L’incominciata grandiosa opera della nuova chiesa”. Fu anche chiesto un nuovo contributo governativo dall’amministrazione comunale al sovrano, nel 1860, ma la caduta dei Borbone non permise di avere risposta.

La Deputazione, decise allora, di prendere l’iniziativa e il 6 maggio 1861, con atto stipulato davanti al notaio Francesco Paolo Re da Mirabella, chiese un prestito di 200 onze ad un proprietario terriero del luogo, don Michelangelo Franchino, impegnandosi a restituirle nell’arco di quattro anni in argento o in natura.

I lavori furono, quindi,  ripresi e la chiesa fu ultimata e consegnata il 12 gennaio del 1868. Fu benedetta e aperta al culto nel settembre dello stesso anno con il permesso del Vicario capitolare della diocesi di Caltagirone, mons. Pietr’Angelo Interlandi, e mentre ne era vice rettore il sac. Calogero Gambuzza (1868-1872), in occasione delle celebrazioni in onore della titolare Santa Maria delle Grazie.

Vi lavorarono varie maestranze del territorio come i muratori piazzesi Giuseppe Cassarino e Filippo La Rocca e il calatino Ignazio Marino; l’intaglio delle pietre fu affidato a mastro Michele Esposito; gli intonaci furono realizzati da Vincenzo Bonanno da Caltagirone e gli stucchi vennero eseguiti da Angelo Sesta da Niscemi.

Nel 1873, su progetto dell’architetto Ignazio Margani da Mazzarino, vennero iniziati i lavori per il completamento del prospetto principale e la sopraelevazione del campanile, eseguiti dai muratori Salvatore Giammuso e Giacomo Mantelli da Piazza Armerina.

La chiesa fu ultimata, definitivamente, soltanto nel 1904. 

 

Descrizione 

 

 

 

 

 

 

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